I due articoli del Corriere (di Enrico Marro, riportati di seguito) del 26 marzo 2016 sul sommerso e la conseguente evasione contributiva (stimata a 25 miliardi nel 2015…) e quello relativo ai controlli sulla regolarità nell'utilizzo da parte delle imprese degli sgravi fiscali possibili per legge danno l'idea di un Paese che non smette mai di fare il furbo criminale. Altro che puntare a un ruolo “in qualche modo” sociale dell'impresa per uscire dalla crisi. Una sostanziosa parte degli imprenditori italiani, non potendo  giocare sulla svalutazione monetaria, continuano a puntare sull'evasione fiscale e contributiva sommandola ad un utilizzo criminale degli sgravi fiscali (tutt'altro che modesti….!) concessi alle imprese, specie quelle che assumono a tempo indeterminato.
Se gli imprenditori disonesti si “applicano” risparmiano 24mila euro per assunto nel triennio.
Vero che i controlli stanno diventando vieppiù “mirati” ma altrettanto vero che i cattivi esempi fanno rapidamente scuola.
Questo quadretto puzzolente ci dice che non basta la buona volontà della politica –italiana o eurpea- e non basta un basso costo del denaro: forse il più basso in assoluto dal 25 aprile 1945….
Non basta la possibilità di ammortizzare fino al 140% degli


investimenti che dovrebbe essere un incentivo alla ristrutturazione industriale. Una larga fetta del sistema industriale italiano percorre la vecchia strada mantenendo fede alla sua solida ignoranza industriale economica  etica (che termine sarebbe…?!?).
Poi non si riesce mai a capire se la gran parte di questa brutta razza è la foresta di artigianelli che stanno in buona compagnia di una abbondante famiglia di veri e propri industriali.
Del resto che fare se non esiste una politica industriale nazionale che –esplicita e condivisa- diventi la stella polare della nazione? Il governo qualcosa combina ma il suo piccolo qualcosa viene immediatamente manipolato come abbiamo letto nei due articoli. Manca al governo Renzi sia una scelta “forte netta condivisa esplicita ” verso un sistema produttivo che abbandoni la banalità della manifattura concorrente coi cinesi verso una manifattura che incorpori i vantaggi della rete, dell'ambientalismo, del risparmio energetico.
Occorre che energia rete servizi siano “spogliati” dalla rendita parassitaria dei detentori in esclusiva. Facciamo un esempio. L'energia elettrica o la benzina o il gas costano (all'utilizzatore finale) più per le imposte e l'intermediazione che per la materia prima. Gli ospedali  hanno posti letto in
sovrannumero rispetto alle


esigenze ma hanno tempi di attesa dei servizi inammissibili: sono delle ferrari di cui si sfrutta solo la prima marcia. La miriade di piccoli comuni dispone di un esercito di dipendenti impreparati (che  fanno danno all'ente ed al cittadino) ma vanno mantenuti al posto di raggruppare obbligatoriamente i comuni più piccoli e creare un funzionar iato preparato efficiente aggiornato. Gran parte dei dipendenti comunali italiani sono come dei forestali calabresi che dovrebbero far decollare un satellite di telecomunicazioni. Le poste italiane sono state aperte alla concorrenza col risultato che da un lato chiudono molti sportelli nei micro comuni e dall'altro  nei comuni maggiori passano ogni giorno –nella stessa via- decine di altri … postini (e mi riferisco solo alla corrispondenza) per consegnare sempre meno plichi postali. Uno spreco assurdo di misto pubblico-privato.
Alla fine della fiera si spiega com'è che l'Italia  ha 2300 miliardi di debito pubblico e 4000 miliardi di ricchezza “finanziaria” privata.















Oltre 25 miliardi di evasione in un anno. La cifra è la stima del mancato gettito relativo ai contributi Inps, Inail e imposte di circa 1,9 milioni di lavoratori in nero. Il calcolo è stato effettuato dai consulenti del lavoro, elaborando i dati e le informazioni forniti dal ministero del Lavoro sull'attività ispettiva del 2015. A fronte di controlli in 206 mila aziende lo scorso anno sono state rilevate irregolarità nel 30% dei casi. In particolare, dalle verifiche sono emerse 64.775 posizioni completamente in nero. In media ogni tre aziende è stato scoperto un lavoratore sconosciuto alle autorità. Gli ispettori hanno riscontrato irregolarità in 136 mila aziende per un totale di 182 mila lavoratori irregolari e 64 mila lavoratori in nero. «Nel 2015 in Italia - spiegano i consulenti - i lavoratori in nero sono stati circa 1,9 milioni, in diminuzione, rispetto all'anno precedente, di circa 200 mila unità anche grazie al Jobs Act e all'esonero contributivo». Il complesso di queste attività in nero, secondo i consulenti, genera un sommerso pari a 40,6 miliardi e, dunque, un'evasione complessiva di oltre 25 miliardi. Il mancato gettito previdenziale vale 14,2 miliardi, all'appello mancano anche 9 miliardi di Irpef, 770 milioni di addizionali e 1,1 miliardi di gettito Inail.
Sgravi e assunzioni, irregolare il 20% Scattano i controlli
C'è chi ha fatto il furbo anche sulla decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato. Per ora su un campione mirato di 338 aziende controllate, in 64 casi, cioè quasi il 20%, il ministero del Lavoro ha deciso di revocare il bonus, recuperare le somme già corrisposte e denunciare alla procura gli imprenditori per truffa ai danni dello Stato.
Truffa indirizzata a risparmiare ben 8.060 euro all'anno di contributi per tre anni su ogni lavoratore che figurava essere un neoassunto a tempo indeterminato, ma che in realtà non lo era, trattandosi spesso di ex dipendenti licenziati e poi riassunti dopo più di sei mesi (per aggirare il vincolo di legge che il lavoratore non abbia avuto già un contratto a tempo indeterminato nei precedenti sei mesi). Per ora siamo solo a un primo campione indagato al 15 febbraio scorso, ma le verifiche proseguiranno. Spiega infatti Danilo Papa, direttore generale delle Attività ispettive del ministero, che c'è un primo livello di controlli attraverso l'incrocio automatico delle aziende che ricevono il bonus con i lavoratori cui lo stesso fa capo e poi un secondo livello, mirato appunto, su tutti i casi sospetti.
I fenomeni attraverso i quali si realizza la truffa sono principalmente due, dice Papa.


Il primo è quello dell'azienda A che ha in appalto dei servizi di un'altra società, per esempio la cooperativa B: si fa cessare l'appalto, i lavoratori vengono licenziati dalla coop ma proseguono l'attività per l'azienda A attraverso un contratto di somministrazione di almeno sei mesi al termine del quale la stessa società A li assume direttamente col contratto a tutele crescenti e il bonus triennale.
Il secondo meccanismo è quello del titolare che chiude l'azienda, licenzia tutti i dipendenti, ma poi il figlio o un familiare riapre l'attività, cambiandole solo il nome, ma nello stesso capannone e con gli stessi lavoratori sui quali però non i contributi all'Inps per tre anni, risparmiando fino a 8.060 euro all'anno. Ovviamente sarà il giudice a decidere, ma per Papa non c'è dubbio che si tratti di truffa. A spingere il governo una verifica puntuale sul bonus è anche il successo dello stesso: ne hanno infatti beneficiato un milione e mezzo di lavoratori, mezzo milione in più di quanto previsto dalla legge di Stabilità 2015. Il che renderebbe necessari circa tre miliardi di euro in più rispetto ai 15 stanziati per il triennio. Un conto destinato a scendere quanto più i controlli saranno capaci di stanare tutti i furbetti del bonus.











Yara scomparve verso le 16,30 del 25 novembre si racconta (ma non è provato) all'uscita della palestra della sua scuola. Era una giornata piuttosto piovosa con qualche fiocco di neve, c'era foschia da umidità e data l'ora era abbastanza buio. Luci pubbliche già accese. L'unica telecamera comunale che avrebbe potuto registrare il passaggio dei veicoli era spenta per mancanza di fondi  da parte del comune per aggiustarla. Invece funzionavano altre telecamere private che hanno registrato il passaggio di un camioncino del tipo simile a quello di proprietà del Bossetti.
Il camioncino in questione è il tipico autocarro a cassone scoperto in uso a tutti i muratori-single che campano con partita IVA cercando e trovando lavoro giorno per giorno presso le varie imprese del luogo o facendo piccoli lavori in solitario. Sponde rinforzate ai montanti e solito cassone Butti per trasportare al chiuso gli attrezzi d'uso quotidiano.



Impossibile credere che da solo il Bossetti passando per la via abbia bloccato il mezzo, sia sceso ed abbia mollato un cazzotto alla ragazzina facendola svenire e l'abbia caricata nel cassone del camioncino – quindi in bella vista per molti chilometri- senza che nessuno abbia visto nulla.
Lo stesso dicasi  se, post cazzotto tramortente, il rapitore abbia scaraventato il corpo nella cabina del mezzo. Alle cinque della sera qualunque per qualsiasi tragitto nell'Isola hai 100:100 possibilità di essere visto da mille occhi. A meno che il cazzotto  dato fosse talmente potente da tramortirla per 15-20 minuti che sarebbe stato rilevato in autopsia: il che non è stato rilevato.
Quindi appaiono possibile diversi casi:
(a) la ragazzina è salita di sua spontanea volontà sul mezzo del rapitore (qualunque fosse il mezzo);
(b) la ragazzina è stata rapita con un mezzo chiuso(nemmeno


Come mezzo di lavoro, ciascuno cerca di dargli quel minimo di personalizzazione che però resta sempre una variante fornita dal produttore. Va detto che il cassone non è  costruito e venduto dalla Fiat che invece è il costruttore del pezzo più importante: telaio-motore del mezzo. Bossetti sostiene che il camioncino indicato dai filmati  raccolti dall'accusa non sarebbe il suo.
Il problema a mio avviso non sta tanto nel decidere se il furgoncino ripreso dalla telecamere fosse o meno quello di Bossetti ma “il come” sia stata portata via ( o si sia volontariamente allontanata accompagnando una persona) la ragazza dall'esterno della palestra.

Secondo l'accusa il Bossetti avrebbe rapito la ragazzina col camioncino e da solo. Con una costruzione filmica e merceologica, l'accusa avrebbe dimostrato che quel camioncino sarebbe passato parecchie volte nella via del rapimento e sugli abiti di Yara –tre mesi dopo- si sarebbero ritrovati materiali del tutto compatibili con la fibra dei sedili di camioncini identici.



finestrato) e quindi caricata nel volume interno;
(c) evidente che in questo caso il rapimento è avvenuto da parte di due persone oppure si applica la teoria del potente cazzotto che però non è stato rilevato dall'autopsia.
(d) va sempre tenuto presente che  anche nel caso di rapimento da parte di due persone con un mezzo furgonato chiuso, anche li c'erano  mille possibilità e di essere intercettati dalle telecamere ma dalle forze dell'ordine che magari sentendo provenire rumori strani dall'interno potevano far aprire il furgone e…

A mio avviso finché non si ricostruisce in modo attendibile com'è che la vittima sia salita sul mezzo del rapitore, ogni discorso successivo non regge.
Come non regge la c.d. prova regina sulla mezza traccia di DNA rinvenuta sulle braghe della vittima dopo tre mesi. Perfettamente attendibile che il Bossetti abbia subito un furto dei suoi attrezzi e che l'assassino abbia usato i suoi guanti che erano inzuppati di sangue dalle varie epistassi del Bossetti.


L'idea che un uomo  “da solo” vada a rapire una ragazzina (per di più atletica più del normale) in piena luce, in una pubblica, la scaraventi o dentro la cabina o sul cassone e poi fugga attraverso un intenso tessuto abitato per una decina di chilometri – vigili urbani, semafori, telecamere, forze dell'ordine, migliaia di altri cittadini che potevano vedere la ragazzina agitarsi dentro la cabina o sul cassone, fino alla possibilità che la medesima a un semaforo,  balzasse a terra e fuggisse al suo rapitore- fino al campo dove è stato recuperato il cadavere è poco credibile se non addirittura cervellotica.
Se la ragazzina fosse salita spontaneamente nella cabina del camioncino assieme al Bossetti, e ci fosse rimasta senza agitarsi creando in questo modo la situazione ottimale per sfuggire sia ai passanti che ad eventuali telecamere o forze dell'ordine, allora la faccenda assume una storia del tutto differente. Si ribalterebbe l'immagine finora spesa di una Yara ragazzina assolutamente inconfidente con estranei di sesso opposto.





Anche perché il sangue può essiccare, restare sui guanti finché stanno all'asciutto, e se quei guanti  già impregnati  li ribagni di nuovo,anche il sangue torna in parte a liquefarsi e passare sugli oggetti manipolati.
Sarebbe interessante sapere  come può modificarsi il sangue di una persona che subisca questi passaggi ma la stampa non ha riferito nulla in merito se sia stato rivelato nel corso del processo.
 Conclusione: (1) com'è avvenuto che la ragazzina è salita o messa sul mezzo col quale il rapitore o i rapitori l'hanno poi condotta altrove? (2)  il rapitore era uno solo oppure di più? (3) cosa succede al sangue di una persona che abbia intriso abbondantemente un indumento di pelle qualora a distanza di molto tempo il medesimo indumento stia a contatto con un altro?