175
20 FEBBRIAO 2016































Ci riferiamo al Senato ed al Consiglio della Regione Lombardia. Ha fatto bene Renzi a consegnare la materia dei matrimoni tra uguali e dell'adozione del figliastro al Parlamento. Al Senato della Repubblica dove non esiste una maggioranza stabilita visti i risultati elettorali consegnati dalla segreteria Bersani.
Abbiamo già espresso la nostra opinione per cui i temi che toccano certi diritti soggettivi non dovrebbero far parte dei programmi di governo come non dovrebbero nemmeno approdare in aula per determinazioni legislative. E qualora si dovesse legiferare perché coinvolgono interessi dello stato (p.e. le pensioni o la sanità) che il Parlamento (Camera e Senato) se ne assuma con voto palese l'onore di adottarli o meno.
Anche perché le cronache quotidiane ci consegnano una varietà di orrori – propri di chi dovrebbe legiferare - su cui meglio sorvolare per pietà.
Questo precisato ex novo, quando un Senato è tenuto in ostaggio dal clero – che minaccia componenti sparsi in tutti i gruppi parlamentari- allora si pone un problema di sovranità della Repubblica. Quando una categoria sociale crea nel Parlamento il gruppo politico dei clericali (non dei cattolici ma dei clericali: che sono ASSAI differenti) hanno violato la sovranità nazionale e un domani potrebbero influenzare anche su altri temi.
Basta la lettura delle migliaia di emendamenti del tipo che abbiamo letto in questi giorni assieme a delle sceneggiate da bar sport, per capire che è giunto il momento del “tutti a casa”.
La ricreazione è finita.
Altro che tirarla per le lunghe ed incassare la sostanziosa prebenda per pagarsi i debiti della campagna elettorale.
Un Senato che si mette in questa condizione merita solo lo scioglimento anticipato e nuove elezioni per indegnità di troppi di loro.
E conta anche l'ingenuità della Cirinnà circa il voto dei 5Stelle. In politica l'ingenuità non è una categoria che esiste. Li si tratta di persone che non sanno fare politica, forse più adatte a fare pastoni da sbolognare nei 30 secondi dell'intervista tv per il tiggi serale.
Una critica va fatta anche al Renzi.
Indubbiamente Renzi ha sempre sostenuto sia le  nuove regole delle unioni tra uguali e l'adozione del figliastro.
Sbrigativo forse ma comprensibile.
Renzi doveva presentarsi in tv e dire chiaramente che spetta al Parlamento legiferare in materia e che il governo sia neutrale. Dirlo al paese trasmettendo l'idea che i cittadini si dovessero assumere la responsabilità di “giudicare” il proprio eletto.
Avere il coraggio di un “cavolacci vostri” ai cittadini.
Che non è esattamente la posizione per esempio del direttore Calabresi di LaRepubblica quando scrive: “il presidente del Consiglio ha creduto che si potesse approvare una legge di questo tipo senza metterci fino in fondo la faccia e senza un vero confronto con gli alleati di governo, nella convinzione che bastasse avere il merito di appoggiare il testo Cirinnà qualunque fosse la sorte finale”.
Confronto con gli “alleati di governo” che per pure ragioni elettorali obbediscono a Bagnasco? Calabresi da prima repubblica.

In Lombardia il governo regionale viene colpito dall'ennesimo scandalo nella sanità. Da quando Roberto Maroni è in carica, in Lombardia si sono susseguite sei indagini: dal sistema Formigoni siamo passati al sistema Lega.

Prima è stato arrestato l'assessore alla sanità e adesso il presidente della relativa commissione. Il
Il governatore Maroni deve andare a casa: ha affidato la riforma a un uomo che è stato arrestato per tangenti proprio nell'ambito della sanità. Maroni non ha esercitato alcun controllo sul meccanismo perverso di gonfiare le liste di attesa, che ingrassava il privato sulle spalle del pubblico. Sulla stessa linea il capogruppo degli alfaniani, Angelo Capelli. Che di Rizzi è stato il compagno fidato nell'ultimo anno (è il co-autore della riforma) tanto che, al Pirellone, i due li chiamavano “Bibì e Bibò”.
La situazione era nota: «in un edificio sito ad Arcore hanno sede molte società che sotto diversi nomi hanno vinto appalti negli ospedali. In queste società figurano sempre gli stessi nomi, tra cui ricompare in varie posizioni Paola Canegrati». È questo il testo di una delle lettere anonime che sono state spedite, nel corso degli ultimi anni, a vari esponenti dell'opposizione — Pd e Movimento Cinque Stelle — al Pirellone. I partiti le hanno poi inoltrate agli inquirenti.
Ma qui nasce una domanda: le opposizioni perché non hanno fatto da sole una indagine in merito ?. Non si trattava di scomodare degli haker: bastavano le banche dati pubbliche e le delibere degli enti.
Invece hanno consegnato tutto nelle mani della magistratura che per legge ha dei modi di muoversi obbligati e quindi necessariamente dei tempi lunghi.
Crediamo non sarebbe stato lo stesso se dopo 2-3 mesi dalla prima lettera ci fosse stata una interrogazione.

Adesso la situazione è semplice: la regione va commissariata e il consiglio regionale deve andare a casa.
Ma c'è un problema grande come la casa. Il partito del ministro degli interni fa parte della maggioranza che regge Maroni. Attendersi che Alfano firmi il decreto di scioglimento del consiglio regionale dove siedono i suoi … meglio non immaginarselo nemmeno.
Poi c'è l'ambigua figura di Maroni che gli italiani conoscono da quando era la prima volta ministro. Lui è quello che casca sempre dal pero e “s'incazza” pure. Lui è quello che  pur ministro dell'interno non sapeva e non vedeva che il clan dentro il suo partito faceva camnera&cucina dei soldi pubblici. Lui è quello che ha imbracciato la scopa nella Lega per trovarsi dopo pochi mesi con Formigoni a casa e la sua giunta con una mezza dozzina.
Lui è sempre il ragazzino che pretende di scoprire il re nudo.
La credibilità è finita.
Tutto questo si intreccia col caos del Senato (Alfano chiede di togliere dalla legge l'adozione del figliastro) e la prossima tornata elettorale.
Fuori dubbio che oggi la classe politica e imprenditoriale e culturale italiane NON hanno uno straccio di idea del dove andare, dove condurre la patria.
Sostanzialmente Renzi ha mano libera perché gli altri non hanno un'ideuzza che non sia una di quelle che hanno massacrato il Paese.
Basta ascoltare il rag. Monti ieri al Senato: ha recitato la solita lezioncina della vecchia maestra. Almeno s'è guadagnato la giornata, dai!.
Adesso però bisogna dire basta.
Basta sceneggiate in Senato che si vada al rinnovo di quella sola camera. Basta delinquenza in Lombardia che si vada al rinnovo del consiglio regionale.
Che gli italiani si prendano in mano il diritto di scelta e l'onere della propria scelta. Senza più alibi.

Con impareggiabile faccia di tolla Roberto Maroni ha elogiato i magistrati che hanno arrestato il suo braccio destro Fabio Rizzi, contro il quale -parole sue- “sono emerse prove schiaccianti”. Cosa volete che sia per il governatore lumbard calpestare il cadavere (politico, si fa per dire) di un altro dei suoi uomini? La carriera politica di Roberto Maroni, che lo portò nel lontano 1994 al Ministero degli Interni e da allora gli ha fatto attraversare tutte le stanze del potere romano e milanese, è disseminata di cattive compagnie e scheletri nell'armadio. Maroni è a pieno titolo l'incarnazione leghista di Giulio Andreotti, di cui ha ereditato perfino la maschera facciale e il sorriso sornione. Lui è informatissimo, non gli mancano le dritte dei servizi segreti e le relazioni trasversali nell'establishment, però non si accorge mai dei mascalzoni che si porta a fianco. Salvo poi cascare dalle nuvole, dichiararsi “molto incazzato” e impugnare la ramazza per fare fuori i suoi avversari interni e guadagnare altro potere. Un giochino che va avanti da ben oltre un ventennio. Non lascia mai un posto senza essersene procurato un altro. Galleggia nelle trame di potere lasciando che gli altri si usurino.



Basta guardare come si comporta con Salvini: lo manda avanti confidando che si brucerà da solo. Lui, vecchio dinosauro, coltiva i suoi rapporti -da Berlusconi a Maurizio Lupi- e pensa così di sopravvivere.

La mia speranza è che a questo punto anche i suoi compari leghisti si siano accorti del metodo andreottiano grazie cui è sopravvissuto perfino a Umberto Bossi.
Andreotti diceva che il potere logora chi non ce l'ha. Ma stavolta è interesse di tutti prendere atto che l'eterna stagione dell'astuto Maroni volge ingloriosamente al termine. Perchè non si decide di andare a casa con le sue gambe?
Gad Lerner




Nel filmato del Bugiardino non compare il sindaco Serra ad annunciare urbi et orbi l'apertura de LaMiniera. Probabilmente scottata per la infausta comparsata a presentare l'auto ibrida dei vigili, stavolta s'é trattenuta. Sono state delegate l'assessore Gamba e Rizzo.
Giudichiamo questa operazione (LaMiniera) clientelare e di facciata dal momento che oggettivamente non

serve (quasi: al 98%) a nulla tranne il vendere l'operazione a puri fini elettorali poi more solito il tutto viene affidato ad una coop sociale, anche li c'é da pescare qualche voto al momento opportuno. Sindaco Serra, abbiamo conosciuto per mezzo secolo la scuola DC. Spendere  ventimila euro l'anno per movimentare poche centinaia di euro di cianfer coll'aria che tira, forse....











la vita degli altri

Infuria nel Parlamento e nel paese il dibattito sulla legge relativa ai diritti civili in un contesto dominato dalla presunta, artificiosa, contrapposizione tra cattolici da un lato e laici dall'altro, il quale vede legarsi insieme calcolo politico e confusione concettuale: indice il primo di una volontà di strumentalizzazione, la seconda di una non sorprendente ma deplorevole incapacità o volontà di distinzione. Senza tregua, insomma, sentiamo evocare il vecchio ritornello secondo cui i cattolici si oppongono ai laici e i laici ai cattolici. Si tratta di una distinzione a cui sembra impresa vana cercare di sottrarsi; e che fa un grave torto anzitutto ai cattolici e più in generale ai credenti delle varie fedi religiose. Chiunque guardi alla realtà delle cose non fa fatica ad accorgersi che vi sono cattolici e credenti che hanno un approccio laico e liberale ai problemi della vita e della convivenza civile (come Arturo Carlo Jemolo) e laici — spesso identificati con estrema disinvoltura tout court con i non credenti — i quali sono tali nel termine ma non nello spirito. La distinzione vera non è tra cattolici e laici, credenti e non credenti, ma tra clericali e laici.
Laici sono tutti coloro che, in relazione ai valori e ai comportamenti, tengono cara e rispettano la libertà altrui, non intendono dettare il proprio credo a coloro che non lo condividono, si attengono nei loro progetti e concreti modi di vivere a ciò che il credo dice loro, ma non pretendono di imporli ricorrendo alla forza della legge dello Stato, rivendicano giustamente il diritto di cercare di estendere il consenso alle loro concezioni del mondo, ma non mirano a stabilire con i mezzi della coercizione un monopolio che si vuole improntato al massimo della civiltà etica e sociale ma che in effetti si presenta incivile. Clericali sono per contro quanti, intolleranti, un tale monopolio invocano; sono i credenti illiberali che, facendo appello al fatto di avere con sé la maggioranza popolare, concludono di avere il diritto e la legittimazione per sopraffare gli altri; ma nelle file dei clericali si collocano a pieno titolo altresì quei sedicenti laici che considerano i credenti alla stregua diminus habentes, in quanto prede della superstizione nemica della razionalità e per loro natura incapaci di sviluppare uno spirito laico. Autentici “clericali” in questo senso erano perciò i regimi che predicavano e imponevano l'ateismo come doveroso e indispensabile fondamento dello Stato. Quando si tratta dei modi di concepire una famiglia, di stabilire i diritti delle coppie etero e omosessuali, le adozioni, è giusto e necessario che non si usi il principio della supposta maggioranza come un boomerang contro il rispetto delle diversità e le sue implicazioni legislative. La libertà dovrebbe valere come un bene condiviso; ma i credenti clericali, ovvero coloro che si considerano i guardiani dell'unica verità ammessa, di quella che, essendo rivelata da Dio, soltanto può costituire un'etica universalistica, si indignano all'idea che possano avere corso punti di vista e stili di vita che non siano i loro. Eppure hanno di fronte a sé una strada larga come un'autostrada: operare affinché il consenso intorno ai loro valori e criteri di vita si allarghi nella misura in cui sono in grado di ottenerlo, agire per conquistare il maggior numero delle coscienze al loro messaggio. Ma vivano e lascino vivere anche chi pensa e sente altrimenti. Il  concepire la verità in maniera monopolistica è
pienamente legittimo
nella sfera della  coscienza soggettiva degli individui e delle collettività, ma non deve invadere le istituzioni di uno Stato che voglia essere laico, il cui compito è quello di regolare in maniera pacifica e civile le relazioni tra la maggioranza e le minoranze, proteggendo — di più: favorendo — il pluralismo e impedendone il soffocamento.