Ci riferiamo al Senato ed al Consiglio della Regione Lombardia. Ha
fatto bene Renzi a consegnare la materia dei matrimoni tra uguali e
dell'adozione del figliastro al Parlamento. Al Senato della Repubblica
dove non esiste una maggioranza stabilita visti i risultati elettorali
consegnati dalla segreteria Bersani.
Abbiamo già espresso la nostra opinione per cui i temi che toccano
certi diritti soggettivi non dovrebbero far parte dei programmi di
governo come non dovrebbero nemmeno approdare in aula per
determinazioni legislative. E qualora si dovesse legiferare perché
coinvolgono interessi dello stato (p.e. le pensioni o la sanità) che il
Parlamento (Camera e Senato) se ne assuma con voto palese l'onore di
adottarli o meno.
Anche perché le cronache quotidiane ci consegnano una varietà di orrori
– propri di chi dovrebbe legiferare - su cui meglio sorvolare per pietà.
Questo precisato ex novo, quando un Senato è tenuto in ostaggio dal
clero – che minaccia componenti sparsi in tutti i gruppi parlamentari-
allora si pone un problema di sovranità della Repubblica. Quando una
categoria sociale crea nel Parlamento il gruppo politico dei clericali
(non dei cattolici ma dei clericali: che sono ASSAI differenti) hanno
violato la sovranità nazionale e un domani potrebbero influenzare anche
su altri temi.
Basta la lettura delle migliaia di emendamenti del tipo che abbiamo
letto in questi giorni assieme a delle sceneggiate da bar sport, per
capire che è giunto il momento del “tutti a casa”.
La ricreazione è finita.
Altro che tirarla per le lunghe ed incassare la sostanziosa prebenda per pagarsi i debiti della campagna elettorale.
Un Senato che si mette in questa condizione merita solo lo scioglimento
anticipato e nuove elezioni per indegnità di troppi di loro.
E conta anche l'ingenuità della Cirinnà circa il voto dei 5Stelle. In
politica l'ingenuità non è una categoria che esiste. Li si tratta di
persone che non sanno fare politica, forse più adatte a fare pastoni da
sbolognare nei 30 secondi dell'intervista tv per il tiggi serale.
Una critica va fatta anche al Renzi.
Indubbiamente Renzi ha sempre sostenuto sia le nuove regole delle unioni tra uguali e l'adozione del figliastro.
Sbrigativo forse ma comprensibile.
Renzi doveva presentarsi in tv e dire chiaramente che spetta al
Parlamento legiferare in materia e che il governo sia neutrale. Dirlo
al paese trasmettendo l'idea che i cittadini si dovessero assumere la
responsabilità di “giudicare” il proprio eletto.
Avere il coraggio di un “cavolacci vostri” ai cittadini.
Che non è esattamente la posizione per esempio del direttore Calabresi
di LaRepubblica quando scrive: “il presidente del Consiglio ha creduto
che si potesse approvare una legge di questo tipo senza metterci fino
in fondo la faccia e senza un vero confronto con gli alleati di
governo, nella convinzione che bastasse avere il merito di appoggiare
il testo Cirinnà qualunque fosse la sorte finale”.
Confronto con gli “alleati di governo” che per pure ragioni elettorali obbediscono a Bagnasco? Calabresi da prima repubblica.
In Lombardia il governo regionale viene colpito dall'ennesimo scandalo
nella sanità. Da quando Roberto Maroni è in carica, in Lombardia si
sono susseguite sei indagini: dal sistema Formigoni siamo passati al
sistema Lega.
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Prima è stato arrestato l'assessore alla sanità e adesso il presidente della relativa commissione. Il
Il governatore
Maroni deve andare a casa: ha affidato la riforma a un uomo che è stato
arrestato per tangenti proprio nell'ambito della sanità. Maroni non ha
esercitato alcun controllo sul meccanismo perverso di gonfiare le liste
di attesa, che ingrassava il privato sulle spalle del pubblico. Sulla
stessa linea il capogruppo degli alfaniani, Angelo Capelli. Che di
Rizzi è stato il compagno fidato nell'ultimo anno (è il co-autore della
riforma) tanto che, al Pirellone, i due li chiamavano “Bibì e Bibò”.
La situazione era
nota: «in un edificio sito ad Arcore hanno sede molte società che sotto
diversi nomi hanno vinto appalti negli ospedali. In queste società
figurano sempre gli stessi nomi, tra cui ricompare in varie posizioni
Paola Canegrati». È questo il testo di una delle lettere anonime che
sono state spedite, nel corso degli ultimi anni, a vari esponenti
dell'opposizione — Pd e Movimento Cinque Stelle — al Pirellone. I
partiti le hanno poi inoltrate agli inquirenti.
Ma qui nasce una
domanda: le opposizioni perché non hanno fatto da sole una indagine in
merito ?. Non si trattava di scomodare degli haker: bastavano le banche
dati pubbliche e le delibere degli enti.
Invece hanno
consegnato tutto nelle mani della magistratura che per legge ha dei
modi di muoversi obbligati e quindi necessariamente dei tempi lunghi.
Crediamo non sarebbe stato lo stesso se dopo 2-3 mesi dalla prima lettera ci fosse stata una interrogazione.
Adesso la situazione è semplice: la regione va commissariata e il consiglio regionale deve andare a casa.
Ma c'è un problema
grande come la casa. Il partito del ministro degli interni fa parte
della maggioranza che regge Maroni. Attendersi che Alfano firmi il
decreto di scioglimento del consiglio regionale dove siedono i suoi …
meglio non immaginarselo nemmeno.
Poi c'è l'ambigua
figura di Maroni che gli italiani conoscono da quando era la prima
volta ministro. Lui è quello che casca sempre dal pero e “s'incazza”
pure. Lui è quello che pur ministro dell'interno non sapeva e non
vedeva che il clan dentro il suo partito faceva camnera&cucina dei
soldi pubblici. Lui è quello che ha imbracciato la scopa nella Lega per
trovarsi dopo pochi mesi con Formigoni a casa e la sua giunta con una
mezza dozzina.
Lui è sempre il ragazzino che pretende di scoprire il re nudo.
La credibilità è finita.
Tutto questo si
intreccia col caos del Senato (Alfano chiede di togliere dalla legge
l'adozione del figliastro) e la prossima tornata elettorale.
Fuori dubbio che
oggi la classe politica e imprenditoriale e culturale italiane NON
hanno uno straccio di idea del dove andare, dove condurre la patria.
Sostanzialmente
Renzi ha mano libera perché gli altri non hanno un'ideuzza che non sia
una di quelle che hanno massacrato il Paese.
Basta ascoltare il
rag. Monti ieri al Senato: ha recitato la solita lezioncina della
vecchia maestra. Almeno s'è guadagnato la giornata, dai!.
Adesso però bisogna dire basta.
Basta sceneggiate
in Senato che si vada al rinnovo di quella sola camera. Basta
delinquenza in Lombardia che si vada al rinnovo del consiglio regionale.
Che gli italiani si prendano in mano il diritto di scelta e l'onere della propria scelta. Senza più alibi.
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Con
impareggiabile faccia di tolla Roberto Maroni ha elogiato i magistrati
che hanno arrestato il suo braccio destro Fabio Rizzi, contro il quale
-parole sue- “sono emerse prove schiaccianti”. Cosa volete che sia per
il governatore lumbard calpestare il cadavere (politico, si fa per
dire) di un altro dei suoi uomini? La carriera politica di Roberto
Maroni, che lo portò nel lontano 1994 al Ministero degli Interni e da
allora gli ha fatto attraversare tutte le stanze del potere romano e
milanese, è disseminata di cattive compagnie e scheletri nell'armadio.
Maroni è a pieno titolo l'incarnazione leghista di Giulio Andreotti, di
cui ha ereditato perfino la maschera facciale e il sorriso sornione.
Lui è informatissimo, non gli mancano le dritte dei servizi segreti e
le relazioni trasversali nell'establishment, però non si accorge mai
dei mascalzoni che si porta a fianco. Salvo poi cascare dalle nuvole,
dichiararsi “molto incazzato” e impugnare la ramazza per fare fuori i
suoi avversari interni e guadagnare altro potere. Un giochino che va
avanti da ben oltre un ventennio. Non lascia mai un posto senza
essersene procurato un altro. Galleggia nelle trame di potere lasciando
che gli altri si usurino.
Basta guardare come si comporta con Salvini: lo manda avanti confidando
che si brucerà da solo. Lui, vecchio dinosauro, coltiva i suoi rapporti
-da Berlusconi a Maurizio Lupi- e pensa così di sopravvivere.
La mia speranza è
che a questo punto anche i suoi compari leghisti si siano accorti del
metodo andreottiano grazie cui è sopravvissuto perfino a Umberto Bossi.
Andreotti diceva
che il potere logora chi non ce l'ha. Ma stavolta è interesse di tutti
prendere atto che l'eterna stagione dell'astuto Maroni volge
ingloriosamente al termine. Perchè non si decide di andare a casa con
le sue gambe?
Gad Lerner
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Nel
filmato del Bugiardino non compare il sindaco Serra ad annunciare urbi
et orbi l'apertura de LaMiniera. Probabilmente scottata per la infausta
comparsata a presentare l'auto ibrida dei vigili, stavolta s'é
trattenuta. Sono state delegate l'assessore Gamba e Rizzo.
Giudichiamo questa operazione (LaMiniera) clientelare e di facciata dal momento che oggettivamente non
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serve
(quasi: al 98%) a nulla tranne il vendere l'operazione a puri fini
elettorali poi more solito il tutto viene affidato ad una coop sociale,
anche li c'é da pescare qualche voto al momento opportuno. Sindaco
Serra, abbiamo conosciuto per mezzo secolo la scuola DC. Spendere
ventimila euro l'anno per movimentare poche centinaia di euro di
cianfer coll'aria che tira, forse....
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la vita degli altri
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Infuria nel Parlamento e nel paese il dibattito sulla legge relativa ai
diritti civili in un contesto dominato dalla presunta, artificiosa,
contrapposizione tra cattolici da un lato e laici dall'altro, il quale
vede legarsi insieme calcolo politico e confusione concettuale: indice
il primo di una volontà di strumentalizzazione, la seconda di una non
sorprendente ma deplorevole incapacità o volontà di distinzione. Senza
tregua, insomma, sentiamo evocare il vecchio ritornello secondo cui i
cattolici si oppongono ai laici e i laici ai cattolici. Si tratta di
una distinzione a cui sembra impresa vana cercare di sottrarsi; e che
fa un grave torto anzitutto ai cattolici e più in generale ai credenti
delle varie fedi religiose. Chiunque guardi alla realtà delle cose non
fa fatica ad accorgersi che vi sono cattolici e credenti che hanno un
approccio laico e liberale ai problemi della vita e della convivenza
civile (come Arturo Carlo Jemolo) e laici — spesso identificati con
estrema disinvoltura tout court con i non credenti — i quali sono tali
nel termine ma non nello spirito. La distinzione vera non è tra
cattolici e laici, credenti e non credenti, ma tra clericali e laici.
Laici sono tutti coloro che, in relazione ai valori e ai comportamenti,
tengono cara e rispettano la libertà altrui, non intendono dettare il
proprio credo a coloro che non lo condividono, si attengono nei loro
progetti e concreti modi di vivere a ciò che il credo dice loro, ma non
pretendono di imporli ricorrendo alla forza della legge dello Stato,
rivendicano giustamente il diritto di cercare di estendere il consenso
alle loro concezioni del mondo, ma non mirano a stabilire con i mezzi
della coercizione un monopolio che si vuole improntato al massimo della
civiltà etica e sociale ma che in effetti si presenta incivile.
Clericali sono per contro quanti, intolleranti, un tale monopolio
invocano; sono i credenti illiberali che, facendo appello al fatto di
avere con sé la maggioranza popolare, concludono di avere il diritto e
la legittimazione per sopraffare gli altri; ma nelle file dei clericali
si collocano a pieno titolo altresì quei sedicenti laici che
considerano i credenti alla stregua diminus habentes, in quanto prede
della superstizione nemica della razionalità e per loro natura incapaci
di sviluppare uno spirito laico. Autentici “clericali” in questo senso
erano perciò i regimi che predicavano e imponevano l'ateismo come
doveroso e indispensabile fondamento dello Stato. Quando si tratta dei
modi di concepire una famiglia, di stabilire i diritti delle coppie
etero e omosessuali, le adozioni, è giusto e necessario che non si usi
il principio della supposta maggioranza come un boomerang contro il
rispetto delle diversità e le sue implicazioni legislative. La libertà
dovrebbe valere come un bene condiviso; ma i credenti clericali, ovvero
coloro che si considerano i guardiani dell'unica verità ammessa, di
quella che, essendo rivelata da Dio, soltanto può costituire un'etica
universalistica, si indignano all'idea che possano avere corso punti di
vista e stili di vita che non siano i loro. Eppure hanno di fronte a sé
una strada larga come un'autostrada: operare affinché il consenso
intorno ai loro valori e criteri di vita si allarghi nella misura in
cui sono in grado di ottenerlo, agire per conquistare il maggior numero
delle coscienze al loro messaggio. Ma vivano e lascino vivere anche chi
pensa e sente altrimenti. Il concepire la verità in maniera
monopolistica è
pienamente legittimo
nella sfera della coscienza soggettiva degli individui e delle collettività, ma non deve invadere
le istituzioni di uno Stato che voglia essere laico, il cui compito è
quello di regolare in maniera pacifica e civile le relazioni tra la
maggioranza e le minoranze, proteggendo — di più: favorendo — il
pluralismo e impedendone il soffocamento.
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