n.172 del 14 febbraio 2016

il ragazzo ha sbroccato di brutto

l'Italia una protest(on)a la dovrebbe fare




L'arrogante pronunciamento per una "votazione a scrutinio segreto" dell'infausto cardinale Bagnasco nell'infausto anniversario del Concordato del 1929 non è soltanto una delle tante ingerenze della Chiesa cattolica sulla politica italiana. È, ancor peggio, la violazione di una legge "speciale" con rilevanza di trattato internazionale quale è l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Santa Sede che apporta modificazioni al Concordato lateranense stipulato dall'autorità ecclesiale competente, in particolare dalla Conferenza episcopale italiana, e firmato per l'Italia da Pertini e Craxi il 20 maggio 1984.

L'articolo 1 dell'Accordo recita: "La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendente e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese". Il presidente della Cei, controparte dell'Accordo, ha violato sia il citato art.1 sia il 2 che "riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione". Una missione che - mi pare - non comprenda i diktat al Senato della Repubblica.

Che fare? Un Paese serio, di fronte a tanta offesa dai vescovi che giocano ambiguamente su due tavoli, come rappresentanti di una potenza straniera, e come esponenti religiosi di una chiesa italiana, avrebbe convocato l'ambasciatore della Santa Sede e avrebbe richiamato il proprio ambasciatore. Ma siamo ben lontani dal liberalismo cavouriano di "Libera Chiesa in Libero Stato".

I presidenti del Consiglio e del Senato hanno precisato che le istituzioni vanno rispettate, ma le loro proteste sono parse formali, quasi si trattasse solo di una mossa dovuta. La cosa stupefacente, per non dire vergognosa, è che una quarantina di parlamentari del Pd, i cosiddetti "cattodem", per sostenere le loro tesi (più che legittime), hanno invocato l'aiuto del cardinale Bagnasco dandogli pienamente ragione.




La Chiesa cattolica ha detto la sua opinione sulla legge per le Unioni civili. Ha dato precise indicazioni “procedurali” dirette alla politica: “Ci auguriamo”, ha detto il presidente della Cei Angelo Bagnasco, “che il voto sia a scrutinio segreto”. La fredda risposta del governo però è arrivata appena venti minuti dopo il lancio dell’agenzia: “Le esortazioni sono giuste e condivisibili”, ha commentato il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti (Pd), “ma come regolare il dibattito del Senato lo decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei“. Dura condanna anche dalla vicepresidente di Palazzo MadamaValeria Fedeli (Pd): “Chiedo rispetto delle istituzioni della Repubblica italiana perché abbiamo regole di funzionamento e sedi per prendere tutte le decisioni che servono”.

Il cardinale Bagnasco è intervenuto a margine della messa per la giornata del malato: “Ci auguriamo”, ha detto, “che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che le loro obiezioni possano essere considerate e che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia, non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto“. Solo ieri il segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino aveva invece deciso di non parlare: “Ho fatto una scelta: mentre è in atto il dibattito parlamentare per rispetto delle istituzioni e del confronto politico, indipendentemente dal fatto che avvenga o meno nei modi giusti, preferisco fare silenzio e aspettare le decisioni del Parlamento, anche perché mi sembra che la situazione sia molto fluida se non proprio incerta”.

 











Renzi rispondendo agli articoli di Scalfari scrive che “oggi il problema dell'economia dell'Unione non è il superministro, ma la direzione. Perché negli ultimi anni l'Europa ha sbagliato strada. (…) Molto sinteticamente: negli otto anni di presidenza democratica, gli Stati Uniti hanno puntato su crescita, investimenti e innovazione. L'Europa su austerity, moneta, rigore. A livello economico gli Stati Uniti stanno meglio di otto anni fa, l'Europa sta peggio di otto anni fa. Sintesi da titolo di giornale o se preferisce da tweet: Obama ha fatto bene, Barroso no. L'austerity non basta. E del resto i Paesi che sono cresciuti in Europa lo hanno fatto soltanto perché hanno violato in modo macroscopico le regole del deficit: penso al Regno Unito di Cameron che ha finanziato il taglio delle tasse portando il deficit al 5% o alla Spagna di Rajoy che ha accompagnato la crescita con un deficit medio di quasi il 6%. Se una cura non funziona, dopo otto anni si può parlare di accanimento terapeutico.
Non pongo un problema di regole, sia chiaro. L'Italia rispetta le regole, con un deficit che quest'anno sarà il più basso degli ultimi dieci anni (2,5%). La Germania invece non rispetta le regole con un surplus commerciale che continua a essere sopra le richieste della Commissione. E ciò nonostante l'Italia è ripartita grazie alla spinta dei consumi, al sentimento di fiducia dei cittadini, al Jobs Act, alle riforme che costano fatica, ma sono necessarie.


risultato superiore al 7% del Prodotto interno lordo. È dal 2002 che la Germania produce un saldo delle partite correnti positivo (quindi esporta più di quanto importa) ma è da otto anni consecutivi che lo fa violando le regole europee che prevedono che non si possa generare un saldo positivo superiore al 6% del Pil nella media di tre anni. Regole pensate proprio per evitare forti squilibri. Dal 2007 al 2014 compreso la Germania ha sfondato questo parametro: ne è responsabile per l'80% dell'intera zona Ue rispetto al resto del mondo.
Non è la Germania la responsabile della nostra situazione disastrosa visto che noi manchiamo dappertutto: negli investimenti per la scuola, ricerca, riduzione del costo del lavoro, della tassazione (tranne le grandi aziende…) salvo poi consolarci nell'affermare che il risparmio privato italiano sarebbe il maggiore del mondo, superiore anche al debito pubblico. Che è una piccola consolazione visto che il debito pubblico italiano è in mano per circa il 50% alle famiglie (meno del 5%) e alle banche (45%) quindi ancora a famiglie e imprese.
Cioè noi italiani destiniamo circa 2000 miliardi del nostro risparmio anziché ad investimenti in ricerca e sviluppo industriale alla … ri-produzione e all'incremento del debito pubblico.
Potrà essere una consolazione non trovarci in casa la troika perché abbiamo violato le regole del deficit trovandoci invece dinanzi il ministro europeo del tesoro (o delle




Il problema non sono le regole, dunque; il problema è la politica economica di questa nostra Europa. Prima di parlare di superministri, dobbiamo forse chiarirci fra noi sulla linea di politica economica. Perché di sola austerity si muore”. Fine del copia-incolla.
A me pare che il ragionamento di Renzi, come quello Scalfari e all'inizio di Jens Weidmann e Francois  Villeroy  de Galhau dicano (anche: bontà loro…) cose giuste ma dimentichino un fatto importante.
La ricchezza di una nazione  con l'economia del tutto integrata in una associazione di altre nazioni è composta da molti elementi in buona parte dei quali pressoché identici (il finanziamento dei costi della salute, della scuola, della socialità, i trasporti, la manutenzione delle cose private e delle infrastrutture pubbliche, ecc.) ma poi ci sono “le cose” che sono create dalla ricerca e sono prodotte dall'industria.
In alcuni settori poche nazioni del gruppo detengono praticamente il bandolo dell'innovazione e quindi del mercato e –nella combinazione del costo del lavoro, dell'energia e della produttività- accade p.e. che la Germania non rispetti le regole con un surplus commerciale che continua a essere sopra le richieste della Commissione. Da otto anni la Germania esporta più del consentito. Nel 2014 il saldo delle partite correnti (la differenza tra quanto un Paese esporta e importa in beni e servizi) tedesco è

finanze) ma il problema é che l'Europa (e il mondo) non sanno per cosa investire.
Auto che camminano da sole? Cellulare di 1000 euro ?. Cambiare modello di mutande ogni mese? TV da 100” in abitazioni sempre più piccole? Mangiare le ciliege 12 mesi all'anno?
Mi pare che in questo momento il mondo sia inondato da tecnologia in buona parte di bassa o nessuna utilità e sia di fronte alla necessità di debellare malattie, fame, difesa del suolo e clima perché solo alzando e livellando il benessere  di tutti i paesi crescerà la democrazia e cesseranno le guerre e il terrorismo.
L'Italia e il mondo occidentale sono in crisi perché non c'è più bisogno di loro e loro non sanno inventarsi un ruolo nel futuro prossimo. Le fabbriche cinesi di elettrodomestici basteranno per sostituire  sia i nostri (elettrodomestici) che i nostri addetti. Magari se noi europei riuscissimo a trovare una soluzione all' alzheimer piuttosto che al 99% dei cancri e tumori. Magari se riuscissimo a dare a tutti una istruzione di alta qualità piuttosto che in grande quantità.
Insomma: non basta un neoministro europeo eletto dagli europei. Occorrono le idee e i programi per superare la bassa materialità quotidiana per un benessere superiore.
Magari senza necessariamente i suv che camminano da soli.











Dopo cinque anni di guerra che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti, la distruzione massiccia di città e infrastrutture e l’esodo di milioni di rifugiati, sembrerebbe ormai evidente che una fine della tragedia siriana non potrà venire dai campi di battaglia.

Se ci sono voluti tanti anni perché si aprisse la porta della trattativa, questo è dipeso dal fatto che i ribelli, contando su quella che sembrava una ferma decisione americana («Assad se ne deve andare»), ritenevano probabile, anzi imminente, un intervento risolutivo degli Stati Uniti.

Evidente che i ribelli contro Assad non avevano compreso che la politica USA era quella di non mandare mai più truppe altrove seguendo il modello Bush.

Il dato fondamentale adesso da sottolineare è che si accetta il negoziato quando si perde la fiducia di essere alla vigilia della vittoria militare. Ma è proprio questo il problema. Oggi, dati soprattutto gli effetti della campagna militare russa, è il regime assadiano a pensare di poter prevalere militarmente, e quindi ad essere meno interessato al negoziato.

E sarà la diplomazia internazionale capace di cogliere il momento, essenziale ma precario, in cui entrambe le parti, sentendosi né troppo forti né troppo deboli (perché anche l’estrema debolezza costituisce un disincentivo alla trattativa) per impegnarsi seriamente in un processo nego

La tragedia siriana però ci deve far riflettere sulla debolezza complessiva –sotto ogni profilo: militare politico umanitario democratico- del c.d. mondo libero. Il  c.d. mondo libero in cinque anni non è riuscito a interrompere questa strage che si è mescolata e ha tratto ulteriore incentivo del terrorismo interno e internazionale.

Oltre alla migrazione biblica che ha determinato e che si è sommata a quella del nord e centro Africa.

Sostanzialmente tutto si è mosso quando la Russia di Putin ha compreso  che la caduta di Assad avrebbe significato la sua definitiva espulsione dal Mediterraneo (e gli USA miravano sicuramente anche a questo). Putin, uomo non di mezze misure, è sceso in campo consapevole dei pericoli ed ha mazziato brutalmente tutti i nemici di Assad, probabilmente con una debita accortezza a colpire i nemici interni e i kurdi piuttosto che l’ISIS.

Ecco: la Siria grida vendetta a tutta l’Ue e al mondo perché abbiamo lasciato incancrenire una situazione senza volere potere sapere scegliere, rifacendo nuovamente l’errore che già fece il c.d. mondo libero  con le primavere arabe o in Libia.

Nonostante la recente telefonata Obama-Putin tutti sanno che ormai occorre attendere il risultato delle elezioni USA per capire la direzione della trattativa, elezioni che sicuramente muteranno di colpo la politica estera degli USA, visto che non pare che la Clinton sia tra i Probabili vincitori.